In un periodo in cui la sicurezza non è mai abbastanza, si tende a inserire sempre più telecamere di sorveglianza ma la normativa in materia di privacy e la protezione dei dati personali è rispettata?
H&M, un noto marchio di una catena fast fashion che conta numerosi store collocati nel mondo, ha leso la privacy dei propri dipendenti ed è stata sanzionato a livello amministrativo in quanto non ha rispettato il Provvedimento del Garante Italiano n. 99/2010.
Il Garante della Privacy, in seguito ad una segnalazione da parte di un sindacato del personale dipendente in merito ad un trattamento illegittimo di dati in materia di videosorveglianza presso uno store, ha effettuato un’indagine che andasse a confermare o smentire l’accaduto dichiarato.
A seguito dell’indagine effettuata, il Garante della Privacy ha constatato che la catena di fast fashion non rispetta l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori in quanto non in linea con i dettami del Provv. N. 99/2010 e con il Jobs Act (D.Lgs. 149/2015).
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H&M ha fornito una giustificazione basata sulla prevenzione dei furti e la salvaguardia del patrimonio aziendale, tutta via il Garante della Privacy ha accolto positivamente le risposte date all’interno dell’istruttoria aperta.
Tramite l’indagine svolta dal Garante della Privacy è emerso che in tutti i negozi del gruppo sono presenti un minimo di tre telecamere poste in prossimità e all’interno dell’ufficio di amministrazione. In loro prossimità e prima del loro raggio d’azione, H&M ha posto una breve informativa necessaria al fine di avvisare i dipendenti.
La videosorveglianza è attiva 7 giorni su 7 H24 e le immagini registrate vengono conservate per un massimo di 24 ore al termine delle quali vengono sovrascritte. In particolare, l’azienda può accedervi solo se vi è una richiesta da parte di un’autorità giudiziaria.
Al termine dell’indagine il Garante della privacy ha deciso di multare la catena H&M con una sanzione di 50 mila euro, ma a cosa è dovuta questa sanzione amministrativa?
Il motivo che ha spinto il Garante a sanzionare l’azienda riguarda il fatto che non è sufficiente limitarsi a informare gli interessati della presenza dell’impianto e del suo funzionamento con informative nelle zone antistanti quelle oggetto di ripresa.
L’importo deciso dal Garante deriva da una serie di fattori che vengono elencati qui di seguito:
- Elevato numero di dipendenti coinvolti, sono infatti oltre 500 i dipendenti a cui è stata violata la privacy;
- Violazione in materia di Privacy ai sensi dell’art. 13 del Regolamento UE n. 679/16 avvenuta in diversi punti vendita;
- Violazione di norme in materia di controllo a distanza in quanto non è presente l’autorizzazione o un accordo con le rappresentanze sindacali.
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Inoltre, non è la prima volta che H&M viene sanzionata dal Garante Italiano della Privacy per aver infranto le norme in materia di Videosorveglianza; infatti, la precedente sanzione amministrativa è avvenuta nel 2020.
Cosa è successo nel 2020?
Nel 2020 H&M Germania è stata multatadal Garante della Privacy di Amburgo con una sanzione amministrativa di 35 milioni di euro per aver spiato i propri dipendenti sulle loro condizioni di vita privata necessarie, secondo l’azienda, per combinare le performance aziendali.
A seguito di una verifica il Garante della Privacy ha constatato che la società ha raccolto e archiviato in modo illegale informazioni che riguardano la vita privata dei lavoratori, queste informazioni erano inoltre accessibili ad almeno 50 manager dell’azienda.
Entrambe le violazioni avvenuta dalla società rappresentano un atto di violazione della legge sulla protezione dei dati personali.
Le multe prese da H&Mper le violazioni della normativa in materia di Privacy & Videosorveglianza rappresentano delle lezioni importanti per tutte le aziende che trattano dati personali. È essenziale rispettare la privacy sia dei dipendenti sia dei clienti rispettando ogni legge, D. lgs. e/o Regolamento posto in essere in materia di Protezione dei dati.
Tutte le aziende devono, in conclusione, essere trasparenti e comunicare come vengono raccolti e utilizzati i dati per non incorrere in sanzioni, in particolar modo sottoscrivendo un accordo sindacale con le RSU interne o Territoriali oppure inviando l’Istanza di Autorizzazione di installazione per finalità di tutela del Patrimonio all’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro).
Per ulteriori informazioni, il dott. Massimo Zampetti e il suo Staff rimangono a disposizione