Dark pattern (schema oscuro) e design ingannevole: le tecniche poco etiche per la User Experience

Dark pattern (schema oscuro) e design ingannevole: le tecniche poco etiche per la User Experience


Da anni i nuovi strumenti tecnologici e le reti Internet hanno un ruolo sempre più importante all’interno della Società!

Se da un lato:

  • le persone usano questi strumenti nella quotidianit come se fossero “protesi” alla loro vita,

dall’altro:

  • è aumentata la consapevolezza negli utenti, ovvero l’idea che l’utilizzo della tecnologia possa mettere a rischio i dati personali è molto diffusa.

Infatti, non è raro che per finalità di marketing il principio della trasparenza non venga sempre rispettato; ne sono un esempio i dark patterns, i cosiddetti percorsi oscuri” del web.

Ma di che cosa si tratta nello specifico?

Dark patterns – come funzionano e cosa sono

In termini semplicistici, i dark patterns fanno parte delle strategie che vanno ad integrarsi al design di siti Web e app attraverso degli elementi dell’interfaccia grafica.

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In particolare, gli schemi Oscuri sono studiati in maniera preventiva utilizzando non solo tecniche di marketing, ma anche elementi della psicologia comportamentale. In sostanza, il giusto mix che unisce neuro-marketing, abitudini comportamentali, scienza cognitiva a pratiche commerciali che potrebbero considerarsi poco etiche.

I dark patterns rappresenterebbero un “ostacoloal trattamentodei dati personali perché sono pensati per spingere l’utente a compiere azioni indesiderate e/o a prendere decisioni che, in “condizioni” normali, l’utente NONavrebbe preso.

Nel caso si specie, entrano in gioco anche i temi legati ai consensi ed alla riservatezza che, nella fattispecie, vengono “occultati” e raggirati.

Inoltre, non si tratta semplicemente di tecniche “ingannevoli” per indurre l’utente a compiere una determinata azione, ma anche di strategie pensate per rendere più difficile ilcompimento di altre azioni, soprattutto se queste risultano sfavorevoli per il fornitore del servizio.

Esempi:

  • L’utilizzo della doppia negazione per confondere;
  • Inserire una X talmente piccola da non riuscire a cliccarla per chiudere un popup;
  • Rendere difficile disiscriversi da un servizio;
  • Aggiungere altri articoli nel carrello al processo di checkout.

Manipolazione dell’utente?

La tecnica dei dark patterns assume una rilevanza notevole quando parliamo di acquisizione del consenso attraverso i cookie banner.

Si veda, ad esempio, il caso in cui l’utente navigando in un sito internet abbia intenzione di apportare delle modifiche alle impostazioni dei cookie con lo scopo di limitarne l’utilizzo a quelli strettamente necessari. Non è raro, infatti, che ci si ritrovi:

  • a dover navigare tra una moltitudine di pagine, con il conseguente risultato di essere indotti ad accettare l’utilizzo anche di quei cookie che in realtà NON sono desiderati.

Come abbiamo precisato in un precedente articolo è necessario che il consenso dell’utente sia libero e consapevole, ma l’adozione di questa “strategia” viola tale principio andando in contrasto anche a quella che è la trasparenza (visto il suo fine di occultare e indurre certi comportamenti). Nella fattispecie, si tratterebbe quindi di tecniche poco etiche.

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Anche all’interno del G.D.P.R. n. 679/16 non vi è una vero e proprio articolo che vieti l’uso dei dark patterns. I principi che tutelano l’interessato rispetto all’adozione di queste tecniche rimangono:

  • Il principio di accountability a carico del titolare del trattamento;
  • Obbligo di correttezza.

Conclusioni

A fare chiarezza e a “condannare” l’uso di queste pratiche è l’E.D.P.B.(European Data Protection Board), che si è espressa in un VADEMECUM in cui definisce i dark patterns come interfacce utente che inducono le persone a prendere decisioni:

  • inconsapevoli, NON volute e comunque pericolose per i dati personali, dato che l’interfaccia è studiato per occultare le informazioni inerenti alla data protection.

Infatti, i dark patterns:

Cit. […] mirano a influenzare il comportamento degli utenti e possono ostacolare la loro capacità di proteggere efficacemente i propri dati personali […]

Nel documento in questione l’autorità delinea una serie di linee guida da seguire che possono essere uno spunto per:

  • Il titolaredel trattamento, in particolare per adempiere agli obblighi previsti e trovare tecniche pur sempre efficaci ma nel rispetto del principio di consapevolezza;
  • Per l’utenteconsumatore, per non farsi ingannare da queste pratiche poco lecite.





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